Un volo di gabbiano sul mare dell'oblio...

Ecco cos'è questo spazio di memoria. Non è altro che il tentativo di un volo, come gabbiani inesperti, nella vana speranza di vincere il tempo. Qui, come innocenti pennuti, si abbandonano al vento di tempesta i pensieri e le memorie, in uno spazio senza indirizzo, verso un interlocutore all'infinito, in questo campo di volo, col rischio di bagnarsi le ali, nel tentativo di sfuggire per un istante ai flutti dell'oblio che vorace divora l'esistenza dell'uomo.

2008-02-06

Come neve al sole

«Il tempo è come un fiocco di neve scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne» (R. Battaglia)
Sante parole, queste, che inducono a riflettere su un tempo sempre meno presente e sempre di più passato. Quotidianamente ormai il mondo è abituato a sperperare una grande quantità di questo preziosissimo bene, e, in qualche modo, proprio l'Italia sembra volersi aggiudicare ad ogni costo il primato in questa categoria. Negli ultimi venti anni la nostra Repubblica è stata evidentemente colpita dal terribile patogeno dell'immobilismo, coinvolta in una interminabile caduta di stile nella cultura e nella politica, imprigionata nella gabbia dell'ignavia della sua classe dirigente.

Tante parole sono state scritte proprio in questi giorni, tante parole sono state pronunciate in questo o in quel salotto televisivo, a quelle tante parole, il più delle volte prive di contenuto, non mi sono voluto associare. Ho preferito tacere di fronte allo spettacolo, di dubbio gusto, che ci hanno riservato i mass media e tramite questi coloro i quali sulla carta sono nostri dipendenti ma dalle quali scelte sembriamo dipendere senza scampo.

Ebbene alla fine è successo. Nonostante il tempo trascorso da quella che sarà ricordata come la serata della mortadella e dello champagne, quel 23 gennaio 2008 che entrerà nella storia mondiale delle porcate parlamentari, nonostante le molteplici e ripetute consultazioni da parte dei Presidenti della Repubblica e del Senato, è successo: le camere si sono sciolte.

Sebbene l'articolo 88 della nostra costituzione parli chiaro, infatti, solo formalmente il decreto di scioglimento può essere attribuito al presidente Napolitano, poiché, come mai accaduto finora sinora, in maniera assolutamente lampante le camere si sono sciolte da sole. Si sono sciolte in senato ma ancora prima in parlamento, si sono sciolte nel momento in cui si è insediato un governo incapace di autogovernarsi. Poco hanno contato le consultazioni e la quasi frenetica ricerca di un appiglio pur di non sciogliere le camere e con esse ogni speranza di vitalizio pensionamento dei loro componenti.

In realtà non è il governo da demonizzare, non questo, non l'altro. E' un intera classe ormai indemoniata che ha perso gli interessi verso coloro i quali essa dovrebbe servire. Sin dall'ultima riforma elettorale altro non è stato montato che un gigantesco pupazzo di neve per forza di cose destinato a sciogliersi: un pupazzo di enormi proporzioni, magari, ma pur sempre un pupazzo, un fantoccio in mano ai poteri deboli che hanno ormai imparato a divenire poteri forti; un fantoccio che, caso singolare, proprio oggi viene bruciato così come il vecchio carnevale che ci lascia alle porte di una precoce quaresima.

Ma se i bravi Cristiani inizieranno oggi il loro periodo di digiuno eucaristico e di penitenza spirituale, non credo affatto che sarà lo stesso per i nostri politici per i quali si aprono una settantina di giorni nei quali tenteranno in tutti i modi di ingozzarsi di voti e di imbottire il popolo i promesse elettorali: per poi divorarlo con squallida ingordigia nel giorno della (loro) Pasqua elettorale.

E sarà veramente una Pasqua, in ogni senso. Con un centro sinistra che ormai ha ben poco di sinistra e quasi nulla di centro, con un centro destra ormai avvezzo al tradimento perpetuato di ogni valore della passata e defunta destra ormai sepolta sotto i cumuli delle macerie della vecchia Repubblica più o meno Democratica, è inevitabile chiedersi se questo scontato passaggio di testimone sarà effettivamente un cambiamento.

La sinistra (o sedicente tale) è ormai spacciata e la cosa è scontata proprio grazie alla gratuita campagna elettorale messa in piedi a favore della destra da questo scellerato governo di sinistra, così come dalle scadenti trovate propagandistiche del neonato e già scaduto partito democratico. Vincerà quindi la destra (o tale detta) e probabilmente con una maggioranza tanto larga da consegnare il paese nelle mani di una oligarchia aristocratica di proporzioni mai viste sinora in un paese repubblicano.

Ma alla fine che importa al popolo? Prendetevi la Repubblica ma ridateci il pane! E a questo grido e al suono di una cacofonia di simili pensieri che gli italiani andranno, in parte, a votare in quel di Aprile. Sarà un voto pieno di forma per chi prenderà il timone del paese per i prossimi 5 anni, tuttavia sarà anche un voto assolutamente privo di significato per un popolo che ha ormai rinunciato a scegliere la rotta di questa pazza nave chiamata Italia.

Chissà un giorno come i nostri lontani nipoti ricorderanno questo periodo. Chissà se qualche futuro nostro discendente scriverà ancora dell'Italia paragonandola ad una nave dalla folle rotta. Magari, forse, qualcuno dirà di più: parlerà di noi come l'equipaggio di una grande nave, tanto grande da esser quasi un transatlantico. Ho paura, però, che già ai giorni nostri si stia scrivendo il nome di questa grande folle imbarcazione che da tempo è stata ormai varata come Civile Transatlantico Titanic.

In questo triste e desolato tramonto post-politico consegniamo alla storia il giudizio sulle nostre azioni, lo facciamo con la speranza, sempre più debole, che si riesca a scongiurare la preannunciata collisione e che un intervento miracoloso, in qualche modo, sciolga il gigantesco iceberg che ci attende. In questa fredda alba che annuncia la venuta della terza Repubblica comprendiamo però, in maniera sempre più definitiva, come l'unica cosa ad essersi sciolta sia stata l'anima della politica e del senso civico di una Repubblica ben rappresentata dalle attuali camere e, come queste, ormai sciolta: come neve al sole.
«(...) E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera (...)» (K. Gibran)