Un volo di gabbiano sul mare dell'oblio...

Ecco cos'è questo spazio di memoria. Non è altro che il tentativo di un volo, come gabbiani inesperti, nella vana speranza di vincere il tempo. Qui, come innocenti pennuti, si abbandonano al vento di tempesta i pensieri e le memorie, in uno spazio senza indirizzo, verso un interlocutore all'infinito, in questo campo di volo, col rischio di bagnarsi le ali, nel tentativo di sfuggire per un istante ai flutti dell'oblio che vorace divora l'esistenza dell'uomo.

2008-05-19

La calata di San Filippo: piccolo teatro antico

«La grande città, ai giorni nostri, è l'unico deserto alla portata dei nostri mezzi» Albert Camus
Se un poco accorto turista si trovasse a passare, per caso, dopo essere incorso in un'incauta scelta arrivato ad un qualche bivio dalle parti di Piedimonte Etneo, e se il caso dovesse giudicare opportuno farlo succedere il sabato antecedente la terza domenica di maggio, questo turista di cui discorrevamo poc'anzi potrebbe restare piacevolmente meravigliato e sbigottito.

Lontano dal caotico suono dei clackson e dei motori rombanti della città, fra i monti che attorniano le gole dell'Alcantara, in una quieta valle nasce il paesino di Calatabiano: un luogo che, come in una bolla d'aria sospesa nel tempo, sembra ancora oggi riprodurre le sembianze di un borgo quattrocentesco. Se però dovesse capitare di passare per le sue vie in quel di maggio, i fiori, i manifesti, le bandiere e gli addobbi non ci consentirebbero di restare immuni da una naturale curiosità per la locale manifestazione religiosa: la calata (e la salita) di San Filippo Siriaco.

La manifestazione prevede, in maniera assolutamente regolare, ogni anno, l'accalcarsi di curiosi e turisti lungo la ripida saluta che dalla piazza centrale del paese conduce fino al promontorio dove sorge il castello Arabo-Normanno, preceduto lungo la via dalla chiesa del SS. Crocifisso. Dopo la sfilata del corteo storico, con i costumi tradizionali della casata dei Cruyllas, da qui che parte il fercolo, una riproduzione del Santo Nero che la leggenda vuole avere più volte sconfitto Satana. Circa tredici quintali portati in spalla dai portatori che percorrono correndo la ripidissima discesa arrivando alla piazza del paese in circa sei minuti, veloci per rappresentare la rapidità delle azioni del Santo contro satana. Dopo otto giorni, la domenica della settimana successiva, per l'ottava, alla discesa segue la salita del fercolo del Santo di ritorno dalla chiesa madre di Maria SS. Annunziata.

L'incolpevole turista che dovesse quindi, in questa data e in questi modi, trovarsi ad errare, non potrebbe evitare di guardare con stupore, apprensione e sbalordimento questa manifestazione che mette in scena questa narrazione sul grande palcoscenico del paese di Calatabiano e sul quale ogniuno dei partecipanti e degli spettatori recita la sua parte che, per molti, non è solo folklore ma anche religione e profondo sentimento.

Nonostante ogni anno siano in molti a venire a vedere le gesta dei portatori che tradizionalmente indossano tre nastri, verdi, rossi e gialli, «'nttrizzati» in testa, tuttavia l'evento non sembra avere grosso risalto, sebbene questo, a parere univoco di chi viene a guardarlo, sembri essere un'attrattiva molto più degna di nota che, magari, le eterne ed infinite tribune elettorali che i media nazionali e locali ci snocciolano quotidianamente davanti agli occhi.

Il turista sarebbe rimasto certamente piacevolmente meravigliato, come detto in principio, ma, di fatto, sbigottito dal silenzio che, come nebbia lattiginosa, sembra essersi infiltrato fino a farsi muro tra noi e quei fatti che i pochi potenti dei media han giudicato troppo poco importanti, e quindi indegni di nota. Cosa sia a rendere tale il giudizio di quei pochi forse è da cercare proprio in questi "noi altri" che, troppo spesso, disumanamente inerti, ci lasciamo convincere, con estrema facilità, a diventare spettatori addomesticati di spettacolari e improponibili immondizie. Così, tapini, a favore del nulla rinunciamo alla storia.
«Cos'è la storia dopo tutto? La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda; le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia.» Jean Cocteau

2008-05-15

Ombre cinesi

«La teoria di supersimmetria suppone che ogni particella che osserviamo ha una particella "ombra"» (INFN)
Roma, 15 aprile 2008 - Una nuova alba sulla capitale dilegua tutte le ombre notturne sui sei colli romani, uno in particolare, però sembra non sortire l'effetto radiante del nostro astro celeste, uno, in particolare, sempre quello, Montecitorio, è oggi il teatro dove si vine messo in scena l'atto di nascita dell'ombra per eccellenza, quell'altissima e democratica espressione delle ombre italiane: il governo ombra.

Cosa c'è mai di strano in questa iniziativa? Come ci spiega la fisica questo non solo è possibile ma è anche previsto! E infatti se è vero che oggi il Senato della Repubblica conferisce la fiducia al premier Silvio Berlusconi e al suo governo, è altrettanto vero che in silenzio le ombre conferiscono la fiducia al lato oscuro dello "sforzo" repubblicano col "governo delle ombre" del nostrano e domestico Lord dei Sith "Darth Veltroni". Come reagirà il moderno yoda della terza repubblica?

Senza cedere al lato oscuro dello "sforzo" con la sua solita carismatica altezza morale (in evidente carenza di un'altezza fisica) il Cavaliere jedi Berlusconi subito prospetta un futuro di collaborazione e di reciproco rispetto con la repubblica delle ombre, e già prevede, infatti, una lunga serie di colloqui a cadenza settimanale con colui che fu il suo avversario politico: il leader dei Sith Veltroni.

A parte gli scherzi e le metafore farsesche, mirabilissima e irraggiungibile è però l'immaginazione fantapolitica dei nostri dipendenti romani, laddove nemmeno l'arguita penna di George Lucas è mai arrivata ci pensa la Mussolini che, così, tanto per non essere da meno, inventa e reinventa il suo governo "penombra". E sì, perché tra l'ombra e la luce, come ancora una volta la fisica ci insegna, c'è sempre una zona di penombra!

Da dietro le quinte, in questo palcoscenico televisivo che manda in onda lo show della fiducia, gli ombrosi e i penombrati si sfregano le mani.Quello che oggi assume tutti i propri poteri costituzionali è quindi un governo sospeso fra ombre e luci, come materia infinitamente sospesa sull'orizzonte del buco nero della rappresentanza parlamentare italiana, così creato e strutturato, a loro dire, per dare maggiore partecipazione agli elettori, ed in effetti, assolutamente riguardevole della diversità del creato, anch'esso pieno di sfumature.

Cosa ci aspetta dunque? Sarà forse il tempo del governo "chiaroscuro" di Casini? Sarà Di Pietro ad inventarsi un governo a "luce soffusa"? O saranno gli stessi presidneti delle camere ad evolvere oltre la loro stessa funzione politica inventando il governo "a sprazzi di colore"?

In questo scenario tra il mitico e il leggendario che resta diviso tra luci e ombre, del presente e del passato, palesemente sospeso tra il comico e il tragico, noi tutti, ignari e platonici spettatori, incatenati al muro della vergogna di questa moderna spelonca, non possiamo sottrarci, nemmeno a volerlo, a questi giochi politici di mirabile ed altissima fattura: abilissime esibizioni di pagliacci eletti che ancora pensano di stupire mentre proiettano su codesto muro lo spettacolare susseguirsi mediatico della loro inconclusa serie di ombre cinesi.
«Lo chiamano "Er Penombra", uno che non va d'accordo nemmeno con se stesso...» (Paolo Bonolis)