Un volo di gabbiano sul mare dell'oblio...

Ecco cos'è questo spazio di memoria. Non è altro che il tentativo di un volo, come gabbiani inesperti, nella vana speranza di vincere il tempo. Qui, come innocenti pennuti, si abbandonano al vento di tempesta i pensieri e le memorie, in uno spazio senza indirizzo, verso un interlocutore all'infinito, in questo campo di volo, col rischio di bagnarsi le ali, nel tentativo di sfuggire per un istante ai flutti dell'oblio che vorace divora l'esistenza dell'uomo.

2008-04-21

Politiche 2008: il pranzo è servito

«Quasi sempre, in politica, il risultato è contrario alle previsioni» (François-René De Chateaubriand)
Roma, 14 Aprile 2008: l'alba di una nuova era politica e storica abbraccia i cieli nuvolosi di una capitale ancora addormentata e completamente indifferente alle lunghe maratone notturne che hanno occupato le reti televisive italiane. Già a partire dalla sera precedente, però, arriva sconvolgente il terremoto politico indissolubilmente destinato a cambiare, forse in via definitiva, gli equilibri e il volto della cosiddetta Repubblica Italiana.

Lo spettacolo inizia alle 16 in punto, appena chiusi i seggi elettorali con la comparsa dei primi exit poll, i sondaggi fallimentari, i tanto demonizzati strumenti della confusione e dell'errore, semplice frutto, tuttavia, della proverbiale impazienza e poca sincerità, qualità tipicamente italiana in fatto di politica. Chi propone di abolirli, chi di ridimensionarli, chi invece li vanta come strumento scientifico di certa previsione. Il risultato? Tutto sbagliato. La colpa? Tutta nostra. Nel bene o nel male subito c'è chi canta vittoria, chi si congratula, chi si vanta e si impegna in altisonanti progetti, chi già spende previsioni sulla data delle future e prossime nuove elezioni.

Poi le prime proiezioni, a queste l'ingrato compito di instillare il dubbio. Il motivo? Sarà un anomalia statistica! Ma un'anomalia non è. Si susseguono i minuti ed infine le ore, si fa metà pomeriggio, e dopo la seconda e la terza, vedendo l'andazzo sempre più controtendente rispetto agli exit poll, superato il 40% di schede esaminate, l'esito comincia a farsi chiaro. Forse allora, solo in quel momento, qualcuno si volta verso due cantucci ombrosi del palcoscenico elettorale, lì dove i riflettori si affievoliscono e dove la luce scema come una speranza morente: qualcuno si è perso per strada.

Ore 19.00, ormai è evidente, Berlusconi ha stravinto, almeno alla Camera, forse anche al senato, il partito democratico non è riuscito a muoversi dalla percentuale già propria da prima della mini-campagna elettorale condotta comunemente in sordina in questi mesi, l'UDC passa per il rotto della cuffia, solo grazie agli elettori palermitani e siciliani... E gli altri?

Pochi sono i secondi necessari a fare due conti, ed ecco su questo grande palcoscenico a reti unificate i colossi si voltano, e lì, fagocitati dalle quinte della politica tutti i partiti minori e quei partiti che minori si ritrovano oggi ad essere. Come soldati, come anime senza nome al fronte nemico cadono sotto la pioggia di piombo i volti notissimi della politica, cadono sbattendo la faccia contro un muro, lasciando l'impronta su quello sbarramento, frutto della legge porcellum, che impone il silenzio a quei gruppi elettorali che non costituiscono il 4% dell'elettorato non coalizzato.

Le grandi forbici delle recenti elezioni tagliano fuori le ali della scena politica italiana, solo tre le liste sopravvissute, sull'orlo dello scivolo per il bipartitismo "all'italiana".

Alla luce di questa alba post-elettorale, godendo dei malinconici raggi di un sole malato, viene da chiedersi chi fossero i reali nemici. Chi era quell'avversario innominato a cui si riferiva Veltroni nei giorni passati? Quale invece il voto sprecato tanto additato da Berlusconi fino all'ultimo istante? Forse non era fra questi due che si svolgeva lo scontro. Forse erano proprio quei partiti, i non coalizzati, i paria della casta, il comune nemico di una specie di organismo politicamente modificato, un ibrido dialettico, un leader carismatico quale Silter Veltrusconi.

Sera, ormai, di questo 14 Aprile dell'8. Una luna moscia fa capolino fra cupi nuvoloni che annunciano pioggia, acida, corrosiva rugiada timore dei campi, singolarmente simile a quella pioggia di voti con cui l'Italia ha cambiato l'Italia. Si senta sollevato quel poco-percento di Italiani ai quali oggi lo Stato volta le spalle, si sentano sollevati coloro che a destra e a sinistra hanno espresso preferenze che non saranno considerate, si sentano sollevati poiché non rappresentati non ricadrà su di loro la responsabilità dei prossimi anni, non loro saranno detti colpevoli della morte di quella, defunta, seconda Repubblica.

Così incomincia la terza era della Repubblica Italiana: la prima, quella dei grandi partiti, morì con tangentopoli, la seconda, quella delle grandi coalizioni, muore oggi, cucinata e servita, col contorno di tutti i "partiti desaparecidos", sul vassoio d'argento dell'Italia. Buon appetito, quindi, e sia lieto il fiero pasto in questo odierno pranzo che conta due soli invitati.
« I buoni governi non sono mai resi tali dalle leggi, ma dalle qualità personali di coloro che governano. La macchina del governo è sempre subordinata alla volontà di coloro che amministrano la macchina stessa. Perciò, per un governo, la cosa più importante è il modo in cui si scelgono i capi » (Frank Herbert)

Nessun commento: