«(...) le esigenze costituzionali di eguale protezione del sentimento religioso che stanno alla equiparazione del trattamento (...) sono riconducibili, da un lato, al principio di eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di religione sancito dall'art.3 della Costituzione, dall'altro dal principio di laicità o non-confessionalità dello Stato che implica, tra l'altro, equidistanza e imparzialità verso tutte le religioni, secondo quanto disposto dall'art. 8 della Costituzione. Ove è appunto sancita l'eguale libertà di tutte le confessioni religiose davanti alla legge (...)»Era il 29 aprile del 2005 quando, con queste parole, la Corte Costituzionale della Repubblica Italiana sanciva nella sua sentenza l'illegittimità di quanto previsto dall'articolo 403 del codice penale, che prevede pene per chi offende la religione di stato, quella cattolica, unitamente al 406 che prevede minori pene rispetto ai culti non di stato. Tale polverone ha origine dal lontano 2003 con la persona di Adel Smith, accusato di vilipendio alla religione Cattolica e processato ai sensi dell'articolo 403, per aver gettato dalla finestra della camera d'ospedale della madre il crocifisso, provocando lo stupore, e lo shock, degli altri pazienti della camera oltre che della direzione sanitaria. Da quel gesto iniziava la battaglia del signor Smith contro la presenza del crocifisso negli uffici pubblici e nelle aule scolastiche. Già a quel tempo io medesimo mi schierai per la presenza e la permanenza del crocifisso in quanto importante simbolo, oltre che religioso, identificativo della storia dello stato Italiano nato ed evolutosi con la presenza, positiva o meno, della chiesa cattolica, anche nelle sue istituzioni. Come simbolo e presente memoria della storia della Repubblica Italiana pertanto va tollerato il crocifisso specialmente da quelle minoranze che chiedono tolleranza ma dovrebbero in primo luogo essere disposti ad offrirne.
«Moschea vicino alla chiesa - Voluta dai bengalesi nel quartiere dell'Esquilino: il prete era d'accordo. Doveva aprire a settembre Roma, la destra insorge: blitz musulmano. Il Comune: "Cantieri irregolari". Il capo dell'associazione di stranieri: "E' solo un centro culturale". Esposti e minacce di sit in. Trovate opere abusive. Storace: "Quanti altri imam devono predicare terrorismo?» (Repubblica.it)Era il lontano 2005, ma, passati appena 2 anni ed una manciata di mesi, si riaccende la protesta, questa volta non riguarda però la presenza del crocefisso ma, al contrario, la presenza di una moschea, o meglio, di un centro culturale di fede islamica, vicino ad una chiesa nella città di Roma. Ricevuto il benestare del parroco e il permesso, iniziati i lavori, qualche mese fa, sembrava realizzarsi il piccolo sogno di vedere vicine una chiesa ed una moschea in regime di pacifica convivenza e invece? Sit-in, proteste, striscioni, slogan e frasi di oltremodo opinabile onestà intellettuale.
Queste sono però solo alcune delle notizie inerenti i continui scontri culturali e razziali soprattutto a sfondo religioso, leggiamo nei giornali dei giorni scorsi di quel manovale senegalese che ha murato l'alcova di una Madonnina nel muro di un agglomerato residenziale poiché infastidito, ma leggiamo anche del pestaggio di un gruppo di extracomunitari ad opera di un gruppo di ragazzi italiani finché c'è scappato il morto.
Ciò che si evince senza troppa difficoltà è che tutti sembrano pronti a chiedere comprensione, accettazione, tolleranza. Ma è ahimé altrettanto evidente come nessuno, nemmeno fra chi chiede tanto, sia disposto a darne una minima parte. E' facile chiedere, pretendere, fare rumore, organizzare sit-in e lanciare crocifissi dalla finestra, è comprensibile come la gente possa scadere in tale vituperio alla natura umana. E' facile poiché l'uomo è spesso, troppo spesso, un codardo, poiché l'uomo troppo spesso preferisce la via breve e facile rispetto a quella lunga e difficile. E così, con estrema facilità si scade nella violenza, quella fisica, quella verbale, quella ideologica, quella razziale.
Forse è troppo difficile per quegli esseri che oggi, nel 2007, ci ostiniamo a chiamare Umani mettersi intorno ad un tavolo, discutere, costruire, trovare una via comune che ripudi la violenza, che rispetti le reciproche culture che si ricordi, ogni tanto, di quegli articoli 3, 8 ed 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Che bel sogno sarebbe vedere un grande edificio circolare diviso in molteplici spicchi, all'interno dei quali tutte le confessioni religiose possano trovare spazio, al centro del quale tutti gli uomini possano trovare il dialogo e la convivenza pacifica e costruttiva. Che bel sogno sarebbe se esistesse questo tempio di pace, condivisione e fratellanza. Che bel sogno, si, ma, si sà: i sogni son desideri chiusi in fondo al cuor. Chissà per quanto questo cassetto in fondo al cuore dell'uomo dovrà restare chiuso, chissà se l'uomo ricorda ancora dove ha messo la chiave, chissà se quella chiave, in fondo, esiste oppure no.
«La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione» (Alber Einstein)
1 commento:
purtroppo per avere compresione serve anche conoscenza. Se partiamo dal presupposto che la nostra religione è migliore di quella degli altri, non esisterà mai la pace e se non iniziamo a conoscere davvero le altre religioni resteremo sempre ignoranti. Ma forse ai "potenti" va bene così.
Complimenti per il blog, ti ho aggiunto ai miei contatti preferitozzi.
ciau beddo è bello leggerti.
baci, pescia.
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