Un volo di gabbiano sul mare dell'oblio...

Ecco cos'è questo spazio di memoria. Non è altro che il tentativo di un volo, come gabbiani inesperti, nella vana speranza di vincere il tempo. Qui, come innocenti pennuti, si abbandonano al vento di tempesta i pensieri e le memorie, in uno spazio senza indirizzo, verso un interlocutore all'infinito, in questo campo di volo, col rischio di bagnarsi le ali, nel tentativo di sfuggire per un istante ai flutti dell'oblio che vorace divora l'esistenza dell'uomo.

2008-01-22

Antico medioevo

«Odoacer Torcilingorum rex habens secum Sciros, Herulos diversarumque gentium auxiliarios Italiam occupavit et Orestem interfectum Augustulum filium eius de regno pulsum in Lucullano Campaniae castello exilii poena damnavit» (Getica, 242)
«Odoacre, re dei Torcilingi, che aveva con se gli Sciriani, gli Eruli e diverse altre genti ad aiutarlo, occupò l'Italia e, ucciso Oreste, depose suo figlio Augustolo dal regno, condannandolo all'esilio nel castello di Lucullio in Campania» Sono le parole che Jornandes scrisse nel 551 d.C. all'interno della sua Getica (o De origine actibusque Getarum) per descrivere la fine dell'Impero Romano d'Occidente seguita alla deposizione dell'imperatore Flavio Romolo Augusto (noto anche come Augustolo) per opera del re Odoacre la sera del 4 settembre 476 d.C. proclamatosi re della penisola Italica.
Sono molte le versioni su questa vicenda, secondo alcune fonti addirittura vi sarebbe stato un accordo tra l'imperatore Augustolo e il re Odoacre per la presa della capitale dell'Impero, in seguito al quale Odoacre avrebbe fatto salva la vita di Augustolo, il quale infatti non fu ucciso, condannandolo, si, all'esilio in un maniero campano, ma passandogli un vitalizio di seimila soldi annui, pari al reddito di un ricco senatore imperiale.

Altri sostengono che è il 486 l'anno della caduta dell'Impero, cioè quando il Regno di Soissons, ultimo baluardo dell'occidente, fu annesso al Regno dei Franchi, tuttavia, poco importa della data esatta in cui questo avvenne, certamente però, prima del 500 d.C. cadde l'Impero Romano d'Occidente, e con la sua caduta, come gli storici convengono quasi universalmente, si pone inizio a quella lunga età di transizione, e spesso di decadenza, nota come medioevo.

Sebbene siano state molteplici le opere di rivalutazione del medioevo c
ome periodo storico e come fenomeno culturale sono innegabili gli aspetti negativi che lo contraddistinsero, così come è innegabile la decadenza culturale, sociale e generalmente riguardante l'umanità che in quegli anni portò ad una rapida frammentazione ed implosione dei valori civici e del senso di stato o di nazione a favore della legge del potere localizzato e accentrato nelle mani dei piccoli o grandi signori feudali.

Il primo elemento che contraddistinse il medioevo fu la disgregazione amministrativa, quindi la mancanza di interesse da parte dell
'istituzione governativa centrale nei confronti dei governatorati provinciali e periferici, favorendo così la costituzione di domini privati, nei quali i governatori locali potevano avere, in scala, le stesse facoltà dell'imperatore. Ben prima che Augustolo scrivesse la sua lettera all'imperatore dell'Impero Romano d'Oriente, forse poiché sotto minaccia di morte da parte di Odoacre, esprimendo la non necessità di avere due imperatori, e consegnando ad Odoacre l'Italia, la struttura sociale ed economica dell'Impero aveva già cominciato a collassare su se stessa, i Romani si impoverirono sempre di più, indebitandosi e divenendo schiavi, molti dovettero abbandonare le città per rifugiarsi nelle campagne dove la vita costava di meno, tutta l'oro di Roma e del suo Impero continuava a convergere, come in pozzi senza fondo, negli abbondanti saccula di strozzini e grandi latifondisti.

A causa del generale impoverimento la gente cominciò a perdere fiducia nell'Impero medesimo, e questo, dal canto suo, non era in grado di garantire sicurezza e stabilità ai Romani.
Già dalle prima invasioni barbariche la delocalizzazione della forza militare imperiale aveva consegnato le città e le province, tutte, nelle mani delle brigate locali. Il deludente trattamento ricevuto dall'impero da parte dell'esercito aveva poi dato il colpo di grazia a qualsiasi gruppo armato in grado di mantenere legittimamente l'ordine costituito, le città avevano così lasciato spazio alle bande agli ordini di potenti signorotti locali, i quali erano in quel tempo gli unici in grado di mantenere una sorte di ordine. Nasceva un nuovo stato dentro lo stato che come un cancro avrebbe da subito cominciato a divorare le fondamenta dell'Impero.

In assenza di protezione ed ordine costituito tutte le istituzioni crollarono su se stesse una dopo l'altra. Il 4 settembre del 476 d.C. l'Impero era già allo sfascio, l'Imperatore non era che una figura simbolica e senza potere ormai da tempo, la giustizia non veniva più esercitata, solamente amministrata come potere unico e legato alla legge ed alla forza dei potenti locali. Le realtà locali si richiudevano su se stesse e nemmeno le notizie su quella o quell'altra azione del governatore di turno riuscivano ad evadere dai confini sempre più fortificati delle singole aree territoriali.

Sebbene il regno di Soissons cadde solo nel 486 d.C. consegnando ai Franchi l'ultimo baluardo dell'Impero Occidentale, l'occidentalità dell'Impero romano andò perduta molto tempo prima. Tutto l'insieme dei valori civili e morali andò perduto quando le città cominciarono a trasformarsi in piccoli gruppi di latifondi fortificati dove ricchi signori locali, in totale accordo con la forsennata gestione e reggenza dell'Impero stesso, offrivano protezione in cambio di assoluta fedeltà e sudditanza ad essi stessi prima che all'Impero.

Il V secolo tramontava con le ceneri fumanti di un grande e vasto impero, l'alba del secolo successivo sarebbe stata salutata dalle infinite distese desolate delle città in macerie come perpetui monumenti al tempo che fu e che mai più sarebbe stato.
«Il Medioevo è passato alla storia come il periodo dei secoli bui. Nessuno, però, mi ha spiegato chi era stato a spegnere la luce» (Luciano De Crescenzo)

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