Un volo di gabbiano sul mare dell'oblio...

Ecco cos'è questo spazio di memoria. Non è altro che il tentativo di un volo, come gabbiani inesperti, nella vana speranza di vincere il tempo. Qui, come innocenti pennuti, si abbandonano al vento di tempesta i pensieri e le memorie, in uno spazio senza indirizzo, verso un interlocutore all'infinito, in questo campo di volo, col rischio di bagnarsi le ali, nel tentativo di sfuggire per un istante ai flutti dell'oblio che vorace divora l'esistenza dell'uomo.

2008-01-11

A qualcuno piace fredda...

«La situazione vista da Londra: l'inizio del nuovo anno sarà cupo e tempestoso»
Con queste parole titolava il quotidiano La Stampa nel n. 304 dell'anno III, pubblicato domenica 28 dicembre 1947. Pagate le dovute 15 lire gli italiani in quei giorni potevano leggere quanto segue:
« Londra, 27 dicembre - la vita politica riprende dopo le ferite natalizie con la sensazionale notizia che la Russia avrebbe ordinato di trasferire da Berlino a Lipsia l'Amministrazione Centrale Tedesca (...) Simultaneamente si apprende che entro pochissime settimane il governo militare russo metterà in circolazione nella zona tedesca sovietica un nuovo «marco di dopoguerra»: a loro giustificazione i russi lasciano intendere che risulterebbe loro che gli anglo-americani stiano per emettere nella Germania occidentale un nuovo «marco occidentale». (...) per il momento nessuno degli stati del blocco sovietico ha riconosciuto il governo ribelle in Grecia; (...) Quanto agli aiuti finanziari degli Stati Uniti alla Grecia, questi ammontano già a 300 milioni di dollari, metà dei quali per spese militari (...) lo scorso mese era stato formato uno stato maggiore greco-americano . L'impressione di Londra è che il 1948 si apra con un panorama politico assai cupo e tempestoso; (...) da fonte americana si viene a sapere che il governo degli Stati Uniti ha rinunciato ai suoi progetti di sviluppo dell'energia atomica per l'industria, per concentrarsi invece su un vastissimo programma di ampliamento degli stabilimenti Hanford nello stato di Washington per la fabbricazione di bombe atomiche: lo Stato Maggiore americano si è opposto al trasferimento di scienziati e di materiale per l'industrializzazione dell'energia atomica. »
Roma, 20 agosto 2007 - Dopo più di 58 anni e mezzo dalla pubblicazione dell'articolo sopra riportato, nuovi gelidissimi venti di guerra fredda spirano dalla Russia verso l'occidente. E' di appena 3 giorni fa la notizia del ritorno in servizio dei famosi bombardieri strategici da ricognizione a lungo raggio di fabbricazione russa. Ma, con ogni rispetto per i piloti russi che guideranno quei giganteschi affari volanti forse un po' datati, non sono certo i bombardieri a spaventare, così come nessun'altra operazione (forse) propagandistica della Russia che altro non produce che la messa in ridicolo dell'amministrazione della ex potenza mondiale.


In questi giorni il presidente russo Putin però sembra sentirsi a capo di una grande e rinata potenza economica, una potenza della quale, tuttavia, il prodotto interno lordo è pari soltanto a quanto gli Stati Uniti donano ogni anno ai paesi in via di sviluppo, circa 300 milioni di dollari (cifra ridondante a quanto pare nella storia della guerra fredda). Tale atteggiamento apparentemente miope non è assolutamente contrastato dalla frammentaria e debole opposiz
ione interna Russa, così, incontrastato, il buon vecchio Vladimir Putin resta apparentemente libero di divertirsi lanciando gli aereoplanini, piantando bandierine sotto il polo nord, lanciando qualche tonnellata di missili sulla Georgia, etc... Fra un missile e l'altro, una bandierina e un sommergibile, un bombardiere e qualche affermazione poco consona, il presidente Putin sembra tingere costantemente di ridicolo se stesso e la Russia, ma c'è veramente così tanto da ridere? Forse no.

Se infatti i sostenitori della miopia di Putin se la ridono, tutti gli altri guardano ai costanti segni di allarme provenienti da Madre Russia, questa ex-potenza che si sente mutilata nel fisico e nell'orgoglio, che soffre della
costante ossessione che la trova sempre sulla via della ricostruzione bellica al fine di non essere inferiore a nessun altro, per poter ritornare a tenere in scacco il pianeta al pari di quanto potesse fare l'ex (e fortunatamente defunta) URSS.

Non è più un mistero che la Russia ha ormai preso le distanze dai trattati sul disarmo, non lo è che la presidenza degli Stati Uniti d'America non ha riconosciuto la spedizione russa sotto la calotta polare, non è affatto
un mistero come i rapporti vadano stringendosi fra i membri del cosiddetto «gruppo di Shanghai». Anzi, pare proprio che il buon vecchio Putin si sia praticamente autoeletto e nominato guida morale e politica degli altri cinque paesi del gruppo di Shanghai: Cina, Uzbekistan, Kazakhstan, Tagikistan e Kirghizistan.

Se tanto riso provocano quindi gli aereoplanini di Putin, altrettanto sorriso non provocano le alleanze sempre più forti tra la Russia e le altre pericolose potenze sulla scena internazionale. Aveva forse ragione
Vico? Che la storia sia veramente destinata a ripetersi sempre con i suoi continui corsi e ricorsi? Se è così certo è che questa volta il ricorso ha subito un periodo molto breve: nemmeno sessant'anni e la guerra fredda torna a spaventare il mondo. Ma siamo sicuri che "fredda" sia la parola esatta?

Per fortuna non sono in grado di prevedere il futuro, ma conosco il passato a sufficienza da poter dire con certezza che una guerra non è mai stata e non sarà mai fredda. Potranno pure venire il gelo e
il ghiaccio a congelare i sederi dei potenti seduti nelle loro dorate poltrone all'interno di splendide sale di consiglio, tuttavia, ogni guerra è stata e sarà sempre incendiata dal fuoco delle bombe e delle armi che hanno tinto e potrebbero tingere di sangue il suolo di molteplici cosiddetti stati satellite: poveri burattini che combattono per i loro rispettivi due grandi padroni. Così è stato. Così sarà ancora?

Ogni corda ha il suo punto di rottura e prima o poi questa si spezza. Non sono in grado di prevedere se e quando si potrebbe rompere la delicatissima fune dell'equilibrio sulla quale tutti gli stati del mondo danzano, so soltanto che il mondo assiste in questi giorni al meraviglioso ed inquietante balletto sulla fune di due enormi elefanti sperando che questi non siano troppo proverbialmente maldestri.

Non so cosa potrà accadere il giorno in cui si spezzerà la corda, so soltanto che quando accadrà un capitolo della storia del nostro pianeta potrebbe essere destinato a concludersi, la breve pagina della permanenza dell'umanità nell'universo potrebbe trovare fine consegnando l'uomo e la sua memoria all'oblio eterno. Tanto per citare Albert Einstein:
«Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma so che la Quarta sarà combattuta con pietre e bastoni»

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